venerdì 4 novembre 2011

Depression

I've got to move on and be who I am
I just don't belong here I hope you understand
we might find our place in this world someday
but at least for now I gotta go my own way

Non so bene cos’ho ultimamente. Non capisco se sono arrabbiata o se sono abbattuta. È che un sacco di cose mi fanno girare le scatole ma invece che prenderle a pugni vorrei solo sedermi in un angolo e piangere fino alla fine delle lacrime.
Ieri sera ero in chat su face con Bruno e ci siamo messi a parlare dell’uni e del servizio civile. Mi ha detto che così perdo un anno, che mi laureo più tardi. Gli ho detto che a dire il vero, me ne frego di laurearmi. Mi ha detto anche che quando sono laureata posso trovarmi un lavoro bello (e questo è tutto da vedere, a dire il vero) e trasferirmi. Non ho la minima intenzione di trasferirmi. I miei sono delle pigne nel didietro, però non mi fa voglia andare via da casa. Specialmente pensare di dormire da sola la notte. Ultimamente ho sviluppato una fottutissima paura dei ladri e se sento anche il minimo rumore non riesco più a dormire. Vabbè, ma ora non c’entra. Quello che mi ha dato fastidio, anche se non è la definizione esatta, è che sia stato uno più piccolo di me a venire a farmi la morale e dirmi cosa devo o non devo fare, uno che un volta lo stavo a sentire io, come se si fossero rovesciate le parti. Cioè, sono sicura che non intendeva impormi niente, voglio dire, erano solo consigli e constatazioni, ma siccome ne ho le tasche piene di gente che mi chiede come sono presa con l’uni e perché ho mollato e cose del genere (e in particolare c’è un sacco di gente che manco mi conosce a chiedermelo), ormai l’argomento mi dà un gran fastidio.
La verità è che non so cosa voglio fare della mia vita, che giovedì vado a fare il colloquio per il servizio civile e spero di prendere un buon punteggio e che mi mandino dove ho chiesto, ma in realtà non me  ne frega niente di passare. Voglio dire, ultimamente le cose mi stancano. Qualsiasi cosa. Che sia stare in biblio, che sia guardare la tivvù, che sia stare al computer a cazzeggiare, che sia giocare col gatto.
Sabato prossimo sono stata invitata a una specie di festa di compleanno di un’amica, e non ho la minima voglia di andarci, perché so già che quando il gatto non c’è i topi ballano, quindi immagino che scorrerà alcol a fiumi (e io non bevo), che le ragazze faranno le vacche e balleranno addosso ai pochi ragazzi che ci saranno (e io non sono il tipo), che saranno tutte vestite e truccate come se andassero a un ricevimento (e io non credo proprio) e qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente. Ho detto che allora avrei fatto la fotografa, giusto per non stare a fare il soprammobile e a tediarmi tutta la sera in mezzo a gente che non so nemmeno chi sia. Solo che avrei fatto meglio a stare zitta, perché adesso sono davvero costretta ad andarci.
Martedì ricomincia anche il corso di autodifesa, annuale, e gli ho detto che vado perché mia madre ha fatto del terrorismo dicendo che devo muovermi sennò divento sempre più goffa e imbranata e le falde di grasso si moltiplicano (mia madre mi vuole davvero bene), ma non ho assolutamente voglia, a dire il vero. Pensare di pagare per muovermi e anche per tutto l'anno, mi fa venire voglia di dirgli che mi sono sbagliata e non ci vado più.
Voglio scappare lontano e nascondermi da tutto e da tutti.

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