giovedì 17 novembre 2011

Un'ugola d'oro zecchino

Oggi pomeriggio, siccome non avevo assolutamente un cavolo da fare (come se fosse una novità), mi sono piazzata davanti alla tivvù a guardare lo Zecchino d'Oro. Per favore non guardatemi con quella faccia. La verità è che ci sono cresciuta insieme, che anche quando ho smesso di seguirlo mi sono lo stesso ascoltata le canzoni all'infinito per impararle e poi le ho cantate all'infinito. La verità è che non lo guardo perché la mera trasmissione è diventata una fiera delle cazzate in cui perfino i bambini sono montati la testa, cantano col microfono in mano e ondeggiano e neanche il coro è capace di stare fermo. E siccome sono malvagia vi dirò anche che quando cantano i piccoli si capiscono mezze parole e l'altra metà te le immagini. Ma questo più o meno è sempre stato.
Mi ricordo quando c'era Mariele, anche se io avevo solo sei anni quando è morta. Mi ricordo Mariele, mamma di mille bambini e zia di mille canzoni, che dirigeva il coro con quelle cuffie enormi, con quei suoi vestiti lunghi fino ai piedi.
Oggi pomeriggio c'era una bambina nel coro, in alto a destra, che sembrava me quando avevo dieci anni. Stessa faccia cicciotta e non troppo sveglia, stessa coda e stessi occhiali (appena mi capita, vi faccio uno screenshot dal video). Avrei potuto essere io, tranne per il fatto che io cantando avrei messo le mani dietro la schiena. Perché la verità è che io avrei pagato oro per poter cantare nel coro dell'Antoniano. Io, che cantavo a tutte le ore, io che nella mia letterina a Babbo Natale c'era sempre scritto che volevo "la cassetta dello Zecchino d'Oro"(e in genere solo quello, tra l'altro). Io che direttamente il giorno di Natale ancora prima di ascoltarla chiedevo a mio padre di farne una copia in previsione del fatto che l'avrei frugata. Giuro. Rompevo i nastri. Si aggrovigliavano dentro al registratore e bisognava rifarli su con il tappo del pennarello che si incastrava bene e tirando si spaccavano e li aggiustavo con lo scotch e poi ad ascoltarli saltavano.
Quando anadavo in montagna con mio padre, in macchina cantavamo sempre a cappella. Io facevo la solista (o anche i solisti, se erano canzoni cantate da due o tre bambini) e lui il coro, che erano le parti più corte e facili. Ancora adesso quando vado in giro in macchina, tipo a prendere il treno, me la suono e me la canto da sola. Le mie preferite da cantare mentre guido, in genere sono La doccia col cappotto e Il ballo del girasole (cercate pure sul tubo), però credo che di queste che ho sentito oggi si aggiungerà presto Un punto di vista strambo.
Però un po' mi manca il vero Zecchino, quello col Mago Zurlì (che sarebbe a dire Cino Tortorella, visto che ai miei tempi già non era più vestito da mago) e Topo Gigio, col coro vestito da Benetton (nel 1992 erano a dir poco orrendi, con quella B enorme sulla maglia) e con Mariele. Era lei, il vero Zecchino.

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