mercoledì 26 marzo 2014

Sfumature

(No, non quelle sfumature)

Mentre asciugavo i piatti mi sono messa a parlare con mia madre delle varie tonalità di colori. È partito tutto da una cosa che le stavo raccontando, ossia che lunedì sera in farmacia c’era un tizio che voleva l’acqua per fare l’aerosol, ma non nella confezione che gli aveva tirato fuori la dottoressa, perché quella che aveva lui a casa era diversa, era (cito) “ciano e rosa”. Al che la dottoressa gli ha detto: eh?
Per chi ha appena fatto la stessa domanda della farmacista, il ciano è il blu primario. Cero nessuna persona normale direbbe “ciano”, più probabilmente direbbe azzurro, blu o, al massimo, celeste.
Mia madre, che pure conosce una varietà pressoché infinita di colori, che ha imparato quando lavorava da Stefanel, mi ha guardato e ha chiesto: ciano?
Le ho spiegato che il ciano esiste praticamente solo nei colori che si mescolano, tipo le tempere, perché effettivamente io non l’ho praticamente mai visto né in pastello né in pennarello, a parte forse nelle scatole da 36, in cui ci sono sfumature che poi non usi neanche mai.
Comunque, ciano a parte, mi è scattato un neurone nel cervello e per un attimo ho pensato a come facciamo a distinguere le varie sfumature di colori. E a cosa pensiamo quando diciamo che qualcosa è di un certo colore. Per esempio, quando anni fa siamo state a comprare la stoffa per il vestito di Topolino, ho detto che mi serviva rosso (per le braghe) e giallo (per le scarpe), e per me era come portarmi via i pennarelli (quelli da 12), tirare fuori rosso e giallo e dire: questi. Quello è il giallo, tutte le altre sono sfumature.

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