mercoledì 12 luglio 2017

I solitari

Questo post è ritagliato da una cosa che ho scritto domenica (sì, a volte devo ancora scrivere, a volte sto ancora male) dopo che il padre di Davide ci ha fatto una tirata sulla gente e sul fatto che secondo lui siamo anaffettivi (Wikipedia se volete).


Non è vero che siamo anaffettivi.
Se lo fossimo non staremmo neanche a preoccuparci dei like su Facebook e dei cuoricini su Instagram, non staremmo a preoccuparci di sentire la gente su Whatsapp e di fare gruppi su gruppi per sapere dove si va sabato sera (per quanto mi riguarda sto bene anche a casa, ma quello è un altro tipo di problema e implica il fatto che parte della gente con cui mi capita di uscire ha l’intelligenza di una patata appena tirata su dal campo e sinceramente non mi va di fare le figure di merda insieme a loro) e cose del genere. Solo che abbiamo un tipo di rapporti sociali diverso. Anzi, due tipi di rapporti sociali.
C’è la gente che vedi dal vero quando lavori, la gente con cui devi sempre essere gentile e sorridere per almeno la metà del tempo e stare ad ascoltare cose che non ti interessano ma le ascolti lo stesso. Tra queste ci sono persone che sei contento di vedere e persone a cui chiuderesti la porta in faccia molto volentieri, ma non lo puoi fare.
E poi c’è la gente che conosciamo su internet.
Non siamo anaffettivi, abbiamo solo altre priorità.
Per mia madre la priorità è farsi bastare le lenzuola vent’anni, per mio padre avere il piatto pieno (non importa se non l’ha cucinato lui), per noi la priorità il più delle volte è essere connessi.
Probabilmente suona stupido alle orecchie di chi non ha la nostra età, ma noi siamo l’esercito del selfie e abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri. E questo non significa che siamo stupidi, al massimo che siamo insicuri. Il resto del cervello funziona abbastanza bene, parlando in generale. Sono felice lo stesso se posso starmene tranquilla nel mio bunker, e mia madre e mio padre e le madri e i padri degli altri e tutti possono dire quello che vogliono, non sta scritto da nessuna parte che un solitario è una persona peggiore delle altre. È semplicemente uno che apprezza il fatto di non avere nessuno intorno, e non tutti lo sanno fare. Il più delle volte, chi sa stare da solo sa anche stare in compagnia, ma il contrario non succede quasi mai.
Non prendiamoci in giro. L’anaffettività è un’altra cosa, noi al massimo siamo dei solitari.

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